19 apr 2009
13 apr 2009
Cartoline da l'Aquila
Entrare a L'Aquila non era difficile come dicevano.
Il Movimento Artisti Aquilani
Il Movimento Artisti Aquilani nasce autonomamente in questi giorni di tragedia dalla solidarietà di vari artisti e esperti in clown in corsia aquilani, in collaborazione ai clown giunti a l’Aquila da Roma con la protezione civile e insieme ad associazioni culturali amiche, vicine alle esperienze umane, sociali e artistiche aquilane.
Con il coordinamento iniziale dell’associazione “Brucaliffo” (dell’Aquila) e la collaborazione di esperti in clown-terapia, musicisti, attori, il movimento si prefigge lo scopo essenziale di portare un sorriso, un momento di evasione e di giochi ma anche di ascolto a tutti i bambini terremotati e momentaneamente sfollati, sia nelle tendopoli aquilane che negli alloggi offerti dalle province abruzzesi limitrofe.
Con il sostegno quindi delle realtà locali e culturali, e con l’autorizzazione dei comuni o della protezione civile di riferimento, i volontari del movimento si mettono a disposizione per tali interventi utilizzando il massimo della cautela e del rispetto nei confronti della tragedia subìta.
Fanno parte del movimento molti artisti e clown colpiti a loro volta direttamente dalla tragedia; loro per primi hanno deciso, quasi immediatamente dopo le prime scosse del 6 aprile, di reagire e cominciare a ricostruire a modo loro, con gli strumenti professionali ed artistici a disposizione.
Il movimento dedica le sue iniziative a tutte le vittime del terremoto.
Per il coordinamento, per dare una mano, per fare proposte o per richiesta di interventi nelle zone de L’Aquila potete contattare Sara Gagliarducci 3477153465, Cecilia Cruciani 3474808318.
Email: teatro.brucaliffo@gmail.co
Zone costiere teramane da Silvi a Giulianova, potete contattare il 340.6072621 (Margherita).
Zona costiera tra giulianova e pescara Marco Valeri 328 0822365.
10 apr 2009
Intanto a L'Aquila...
The show must go on...lo Spettacolo deve andare avanti...se non tutti, almeno uno, il peggiore.
Elvira, Caterina, Enrichetta...e tanti altri...
Sono almeno un migliaio, soprattutto anziani, quelli che non vogliono
lasciare le case
«Non ci spostiamo, ci sono i nostri gatti»
Le ultime due donne della città distrutta
Elvira e Caterina, madre e figlia, due delle irriducibili che non
vogliono andarsene: la nostra vita è qui
Da uno dei nostri inviati MARCO IMARISIO
L’AQUILA—«Chi, io? Ma non è vero. Cioè, insomma. Diciamo che sono
salita solo per dare da mangiare ai gatti, prendere le medicine di
mamma, la mozzarella e la Simmenthal dal frigo, lo zucchero dal
ripiano, qualche vestito dall’armadio, innaffiare le piante, già che
c’ero mi sono lavata, poi sono scesa qui sotto. Tutto di fretta, si
capisce». Il finanziere con il casco da minatore scuote la testa,
sconsolato. Allarga le braccia e torna sui suoi passi. Davanti alla
faccia da monella di Caterina l’unica cosa da fare è arrendersi.
Ogni mattina le chiedono di andare in tenda, lei e sua madre Elvira.
La risposta non cambia, non cambierà. «Grazie, ma non vogliamo
allontanarci. Se esci non rientri, lo dice anche un proverbio
abruzzese. E poi senza sistemazione per Leone, Coccolino, Fuffetto,
Miciotto e Tarchiatello, i nostri gatti, non possiamo muoverci.
Gradisce un caffè?». Sono rimaste. Gli unici due esseri umani che
ancora vivono nel centro di L’Aquila, due chilometri quadrati di
macerie e rovine, che loro guardano dall’alto di piazza San
Bernardino, il punto più alto della città vecchia. Tutti gli altri
sono stati sfollati. Elvira e Caterina Marzoli non ne hanno neppure
parlato. Non è stata una decisione, ma un gesto naturale e necessario,
come respirare. Rimaniamo qui. La casa che si affaccia sulla scalinata
di San Bernardino, l’appartamento al piano terra, le cornici con le
foto di Piero, marito e papà amatissimo, le finestre affacciate sulla
basilica, i loro gatti, il cane Chicco, trovato sette anni fa nella
piazza su cui da 45 anni si dipana la loro esistenza. Le loro radici,
i loro oggetti. Quello per cui sentono valga la pena di vivere.
Madre e figlia si guardano con tenerezza, quasi a confessare una
marachella. Tecnicamente sono inattaccabili. La casa è diventata una
dépendance dalla quale si entra e si esce, loro «abitano » il gazebo
di legno del bar di fronte alla basilica a dieci metri dal portone. Il
proprietario ha lasciato le chiavi del bagno e al mattino passa per
fare il caffè. Dormono nella Panda grigia parcheggiata sotto casa, a
distanza di sicurezza. Quando ce n’è bisogno, Caterina sale in casa.
Non hanno bisogno di altro, di nessuno. Si fanno compagnia, si
bastano. Elvira si muove con fatica, due ernie all’anca non operabili,
ha 82 anni e uno sguardo pieno di tenerezza. Ancora si commuove nel
ricordare il suo Piero, che faceva il portiere di notte al Gran
Panorama, un albergo che non c’è più. Se n’è andato nel 1992, tradito
da un male incurabile. Riesce a mettersi in piedi reggendosi su un
bastone, poi lo solleva per disegnare un cerchio intorno alla piazza.
«Mio padre era il barbiere di via Roma, abitavamo sopra al negozio. In
quella strada ho conosciuto mio marito. Ci siamo sposati nella chiesa
di San Pietro, a metà della via, dove sono stata battezzata,
comunicata e cresimata, e poi ho battezzato e cresimato Caterina.
Quarantacinque anni fa ci siamo trasferiti in questa casa, a cento
metri da quella dove vivevo prima. Ho sempre fatto la sarta per la
gente del quartiere. Non mi sono mai allontanata. Dove vuole che vada,
adesso, alla mia età?».
Gli abruzzesi hanno un rapporto forte con le loro case, con la «roba»
che ci sta dentro, considerata il riassunto di una vita. «Volontà
ferma, persistenza e resistenza», incarnate nell’amore per la propria
abitazione. Benedetto Croce considerava questo attaccamento come una
conseguenza dell’emigrazione, di una vita stentata che rendeva ancora
più necessario e idealizzato il sogno di un nido a cui ritornare. È un
tratto distintivo antico e bellissimo, ma oggi è soprattutto un
problema, uno strazio ulteriore. Secondo la Croce rossa, nei piccoli
paesi intorno a L’Aquila ci sono almeno un migliaio di persone, in
prevalenza anziani, che non vogliono abbandonare la loro dimora.
Alcuni si sono accampati davanti alle macerie, per vegliarle.
A San Pio delle Camere, Enrichetta, 86 anni, ha preso a bastonate i
volontari della Protezione civile. Cercavano di farla uscire da una
casa con una parete crollata per metà. «Se ne occupi la forza
pubblica», hanno detto siglando la resa. Ce ne sono tante di storie
come queste, piccole ribellioni che sembrano incoscienza ma
rappresentano anche un tentativo di sopravvivenza. Quassù in piazza
San Bernardino, la famiglia Marzoli si prepara per la notte. Nel
gazebo adibito a salotto c’è anche la televisione. Elvira lo ha visto
al tg, che via Roma e la chiesa di San Pietro sono state cancellate,
solo detriti e calcinacci. Ma non è vero che il suo mondo è stato
cancellato, il suo mondo vive negli oggetti che stipano questo
appartamento, anche nelle sue mura umide. Una parete è crepata,
l’armadio con i vestiti ha attraversato la stanza da letto per
schiantarsi sulla parete opposta. Caterina è nata nel giugno del 1958,
durante l’ennesimo terremoto che ha colpito L’Aquila. «Abbiamo paura,
certo. Martedì si sono spaventati anche i gatti, non hanno toccato le
ciotole. Adesso gli do il latte. Ma faccio presto, prometto». Dopo
cinque minuti, esce dal portone tenendo in mano un libro di Forattini
e i ferri da uncinetto per la copertina che sta facendo per la figlia
di una sua amica. «Così faccio passare il tempo». E il suo sorriso non
sembra un segno di incoscienza, ma di speranza.
Marco Imarisio
09 aprile 2009
Rodolfo
La basilica di Collemaggio é crollata, con San Bernardino, il Teatro, la Stazione e chissà quante case, ieri notte ancora 90 scosse, dicono che potrebbe continuare per 5 o 6 mesi. S. Maria di Collemaggio nella mia città L’Aquila é qualcosa di speciale, quanti libri scritti per essa: di arte, architettura, geometria sacra, religione, storia... Il fine di un’Era, cominciata nell’anno 1000: in questa chiesa stava la Porta Santa o del Perdono, che si apriva il 28 agosto quando pellegrini di tutto il mondo la attraversavano affinché i loro peccati fossero perdonati, a seguito di una Bolla, un’ordinanza di Papa Celestino V che nel 1192, contro tutta la Chiesa (che all’epoca vendeva il perdono) dette così un’occasione anche ai poveri di accedere al paradiso… Le spoglie di Celestino sono irraggiungibili come potete vedere nella foto, sepolto infine. Questa storia potrebbe farci ridere, io in 52 anni in questa città non ho mai attraversato la porta santa… il fatto è un altro, è che si tratta di un luogo di Potere, uno dei chakra della Terra. E questi chakra si muovono, cambiano, la Terra si sveglia, si muove, si scrolla di dosso un’umanità ipnotizzata che ha incentrato tutta la vita intorno ai soldi, ai beni materiali, sfruttando umani, animali, piante e la stessa terra, distruggendo la natura, inquinando, trattando molto male… Altra caratteristica della compianta città de L’Aquila era quella di avere la più alta percentuale di depositi bancari di tutta l’Italia. Energia congelata, i soldi sono energia congelata. E tutta quest’energia accumulata bloccata scoppia, è un fenomeno fisico. Un altro importante chakra della Terra quello di Wall Street è caduto, dapprima l’11 settembre e poi nel 2008 per davvero col tracollo finanziario di un’economia basata sul bluff e sull’imbroglio. Non c’è marcia indietro a questo. Il mondo già è cambiato, non c’è marcia indietro, i governanti e la gente che vorrebbero mantenere in piedi, ricominciare colla stessa minestra, son quelli che opponendosi a questo flusso di cambio, che viene dalla Terra e dal Cielo, resistendo a quello che la Terra ci impone (grazie Madre) illudendosi di bloccare quest’energia immane, non fanno altro che essa si scarichi in distruzioni, dolore, Morte. Noi come esseri umani in cammino per la Libertà dobbiamo proporre qualcosa di diverso, anzi già non si tratta più di proporlo, si tratta di viverlo, praticarlo, senza aspettar nessun governo: vivere di solidarietà e non di competizione, dando assegni in bianco di affetto, inventando sempre nuove maniere di scambiarci il nostro lavoro che non sia con l’unico scopo di ammucchiare soldi di carta, ritornare ai valori veri, che nessun terremoto può distruggere: amicizia, intento, armonia, ricerca della libertà, creazione, evoluzione… non c’è n’è altra, non c’è più tempo per le stronzate. La gente si aiuta: si ospita, si condivide il cibo, la doccia, l’acqua, tutto: così ci insegnano i sopravviventi dell’Aquila. Solo questo è il mondo che vogliamo ricostruire! Tutti vi cercheranno soldi, in buona fede mia figlia mi ha mandato una petizione da firmare perché i soldi del super enalotto vadano alla ricostruzione. ATTENTI! Ricostruire che? La stessa cosa? Un nuovo business si affaccia alla portata dei soliti noti: quello della ricostruzione, si fanno le guerre per poi fare le ricostruzioni! No, alla gente si ricostruiscano case nuove, antisismiche, in un altro posto un nuova città lí vicino, patrimonio dell’Umanità, secondo i più moderni ed avanzati criteri di architettura ecologica compatibile armonica, i migliori architetti urbanisti si prodigheranno per darci una città del mondo nuovo, un’AQUILA CHE VOLI, e non quella gabbia di aquile sofferenti davanti la piscina comunale che tutti gli aquilani della mia età ricordano. E della compianta città della mia infanzia ed adolescenza se ne faccia un sito archeologico importante, come Pompei, Teothiuacan, la valle della Sfinge, un monito per lo sciame umano a non cadere negli stessi errori, a non accumulare, bloccare… Questo il messaggio che viene da lì: insieme colle lacrime, l’intento di evolverci trasformarci accettare amare amarsi, il sogno del serpente piumato, il sogno di unire la nostra radice terrena col nostro destino stellare di Libertá. Every night and every morn To their ruins some are born Every morn and every night Some are born to sweet delight Some are born to sweet delight Some are born to endless night (William Blake) Ogni notte ed ogni mattina Nascono alcuni alla rovina Ogni mattina ed ogni volta che vai a letto Nascono alcuni al soave diletto Nascono alcuni al soave diletto Nascono alcuni ad infinita notte (William Blake) Un abbraccio da Messico, Anahuac, il paese delle Aquile, Rodolfo de Matteis Per chi abbia voglia di leggere ancora al riguardo allego un mio racconto di fantascienza humor scritto il 18 luglio 2008, prima del terremoto e prima che uscisse il film con Nicholas Cage (“Knowing” non so come si chiami in italiano) scritto come contributo al dibattito interno alla redazione della rivista ArmOn che sta uscendo a Pescara, Abruzzo.
Una notte insonne
9 apr 2009
85 km a nord est di roma...
Il sisma, di magnitudo 6,7 Richter, è stato avvertito nettamente a Roma e all'Aquila
Il sisma a circa 85 chilometri a Nordest della capitale
Fortissima scossa di terremoto
l'epicentro tra Lazio e Abruzzo
Nel capoluogo abruzzese crolli ed edifici gravemente lesionati
5 apr 2009
Sua Maestà La Divina Ipofisi
1 apr 2009
pensieri importanti e appunti per una nuova vita
Io penso che bisognerebbe restistere ogni giorno un pò di meno.
se a qualcosa serve crescere.
e che forse bisognerebbe esser migliori nel coraggio
che spesso per far poco rumore uno si dimentica di averne...di averne tanto.
Trovo affascinante contraddirmi,
per il solo gusto di vedere come me la cavo poi...
quando alla fine mi ritrovo con in mano delle certezze - che sì lo so - chi me le dà
in fondo a me le certezze, è che non voglio ascoltare- sì sì ho capito sono tutti bravi
puliti e gentili in fondo - sì sì d'accordo chiedo scusa se ho dubitato di te -
eppure...