10 apr 2009

Una notte insonne


Chiamare! chiamare! 

imperativo categorico avere il cellulare.
Ed averlo carico!

Carlo, si è svegliato, le pareti si aprivano davanti  ai suoi occhi, il pianoforte a coda sbattuto contro il muro, esce di casa...veloce...ma senza dimenticare gli automatismi...chiudo la porta! oddio ho lasciato la luce accesa!? ah no...guarda è l'appartamente del vicino...fuori di casa finalmente...eppure non sembra...c'era un albergo qui...c'era...

Giulio sta bene, sta cercando di raggiungere la mia famiglia...ma qui mezza città è a terra...c'è una situazione che ...è una situazione...è da terremotati...

Jonathan è riuscito ad uscire per miracolo...casa sua non c'è praticamente più...è il primo che parla di morti...due bambine...lo conosco lui starà aiutando di certo, lui che è così forte, così irrimediabilmente vero.

Roberta sta bene, ma è tutto distrutto, tutto distrutto...lo ripete con una voce che è un fiato e poi dice "ho la batteria scarica ci sentiamo dopo"...ha ragione, tanti vorranno sapere se è viva, a molti vorrà dire che è ancora viva.

Monica? Marco? Claudio? Giorgio? non riesco a contattarli...di alcuni non ho il numero...
non ho più credito...resto in attesa. 

silenzio.

Non riesco ancora a dormire bene, non riesco a pensare - per la prima volta - a niente altro che a quel che accade lontano da me. 
avessi (la avessimo in tanti) questa sensibilità sempre, forse il mondo sarebbe diverso.

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