8 ott 2014

Sei di cose inesistenti, sei le cose più belle.







Quella vecchia abitudine non l'ho persa. 
Di sospirare profondamente appena resto sola. 
Con la gioia, che odio, di restarci.

Un soffio di sollievo che alla gola sussurra che soltanto adesso, 
che sono sola, 
posso essere me stessa fino in fondo.

Per poi non farlo mai, si intende.
Sia restare sola che essere me senza censure.

E' che lo conosco il mio peso specifico
e lo riconosco come inadeguato.

Mi riesce facile di più rubarlo,
il mio essere,
che viverlo.

E questa è la corrente contro cui nuoto in queste ore. 


"Guarda mamma, i delfini!"
"Sono tonni!" 
(che nuotano come salmoni) 

4 ott 2014

Me ne assumo la responsabilità.

Di qualcosa che sa di una delusione profonda e mai lasciata andare. 
C'è qualcuno che mi attende, sempre.
Ed io allungo sempre di un pò il tragitto, giro al semaforo dopo,
non rispetto i tempi, di nessuno. 
Nemmeno i miei. 








Questo pomeriggio mi è sembrato di riuscire a dire qualcosa.
A bassa voce e da vicino. Atmosfera, momento, umore, le solite cose che durano un secondo.
Eppure il fiato era mio. Le parole le ho scelte. Il pensiero era onesto.

Mi tengo del momento solo questo.
Il resto lo dimentico prima ancora di farlo arrivare dove so bene come si sbrana,
smonta e mai più rimonta un gioco.
Attività che svolgo con una certa dose di competenza. Oramai.




Mi lascio 15 giorni per riflettere, mi impegno a fare molto e pensare poco,
scrivere tutto e registrare e muovermi, da sola.


Poi voglio sentire che succede.
Voglio sentire il mio suono.






 




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