2 giu 2008

Le labbra

La domanda non è chi amo,
la domanda non é chi mi ama,
la domanda è se si ha il diritto di volere un amore in tutto e per tutto simile a quello che hai costruito notte e giorno nei sogni e nella fitta fibra di mille incontri, centinaia di sguardi e mani, respiri, saliva e sudore scambiato con sconosciuti dal nulla spuntati e al nulla tornati.
Perchè se si può immaginare evidentemente esiste.
Perchè se si riesce a descriverlo è possibile.
Perchè se si arriva ad intuirne la somiglianza e a piangerne l'assenza evidentemente è già talmente tanto reale da togliere il fiato.
Quando c'è e quando non c'è.
La domanda non è con chi,
la domanda non sarà mai quando
la domanda - forse - è per quale motivo ci si attacca tanto.
Per quale ragione se ne ha bisogno.
Per quale idea, cultura, educazione, ci si sente obbligati a trovarlo.
Ovunque ombre e chiacchiere, modi di dire ignobili e luoghi comuni fuorvianti.
Categorie, etichette, pregiudizi, usi e costumi, consuetudini, noia, volgarità.
Ed in mezzo le labbra si infangano, le parole si spogliano di significato e vestono l'abito stretto e logoro dell'apparenza, la mente cerca vie d'uscita e tutto intorno ti chiede solo divertimento, felicità, sorrisi, eccitazione, adrenalina e aneddoti infiniti da raccontare ad un pubblico anonimo, indifferente, tutto preso da sè.
Sono pubblico, sono protagonista, sono labbra, sono parola, sono apparenza.
E desidero con l'anima e con il sangue e con la pelle e con i denti e con i nervi e con i muscoli e con lo stomaco e con gli occhi di poter dire di nuovo, per la prima volta, per l'ultima o ogni giorno della mia vita almeno una parola, una qualsiasi.
Che le mie orecchie possano riconoscere ed il mio cuore intendere.
Che abbia il suono perfetto che ha dentro di me...

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