18 set 2010

Scena I - interno illuminato a giorno (ma è notte)

Per gli insonni è lo spazio di un pensiero, per Lei era una notte intera da vegliare senza farsi sentire vedere o intuire da nessuno.



Lontana dal letto cui aveva legato la mente ma non il corpo, guardava da una finestra ad una strada diversa dal solito.
Non riusciva ad intuirne bene i motivi ma quella che aveva davanti era la perfetta riproduzione della via di casa sua con qualcosa che non sapeva più di casa.
Il lampione che illuminava l'angolo era spento.
Ma non era questo, mille altre notti lo aveva visto, assente ingiustificato, rifiutarsi da far luce.
Non lo ricordava  - in realtà - ma ne era certa.
Altrove sentiva un bambino piangere, le macchine passare lente, altri uomini - loro non li sentiva fisicamente ma li intuiva chiaramente - pensare.
Come lei.
Soli.
Ad una finestra.



Quello che aveva lasciato alle spalle era il totale di una vita passata a curare dettagli senza mai guardare l'insieme.
E su questo pensiero non riuscì bene a comprendere il perchè cominciò a spogliarsi.
E partì dall'interno, dal sotto, dal nascosto, dall'intimo, dal personale.
Sfilati via i pensieri come indumenti -  pensava -  dovrei restare nuda.
L'emozione che si prova ogni volta che si resta nudi è deludente e sensazionale.
Sposti via la stoffa e quello che resta è solo pelle, solo corpo, e non è nudo, mai veramente nudo.
Peli, nei, pieghe e rughe che parlano e ancora parlano...della tua vita , del tuo scendere e salire su cibo, sudore e malattie.
Eppure tutta quell'aria a contatto...



Altrove - Sì ma dove?
Diversamente - Sì ma come?
E tu che c'entri?
Come stai nudo?
Come sto nuda?

Guardarsi è semplice a volte, guardarsi dentro dico.
Guardarsi è semplice a volte, riconoscersi volevo dire.

Oh sì....ci si sfiora il respiro così tante volte da non capire più se questa commozione così sincera
è vera, è nostra, è viva, è reale.





"Qualcuno dice che sono troppo nervosa per capire come essere me stessa senza ferire me stessa."



"La verità - pensava - è che non è quel lampione che fa la differenza ma questa qui non è più casa mia..."

Altrove...intanto qualcuno fumava.
Ne sentiva il profondo aspirare, quel ridere poco spensierato, quel cercare fuori
fuori da sè si intende
una soluzione.


Accese una sigaretta, lo faceva ogni volta che si sorprendeva a giurare che non ne avrebbe mai più toccata una

e poi sorrise


sì, anche al lampione spento...

...come se ne avesse inteso le parole.


(brano del 15 Luglio 2010.)

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