10 mag 2009

come andò a finire per le tettone!


Gran bretagna
La vittoria delle maggiorate:
niente sovrapprezzo sui reggiseni
Marcia indietro di un'importante catena di abbigliamento inglese dopo la battaglia di Beckie Williams

MILANO - Maggiorate «discriminate» all'attacco: con una mossa del tutto inconsueta, la britannica Beckie Williams si è battuta nei giorni scorsi contro il sovrapprezzo dei reggiseni per donne particolarmente formose. E un'importante catena d'abbigliamento ha dovuto fare marcia indietro.

IL PREZZO - La tematica era evidentemente troppo spinosa per Marks Spencer (M&S), nota catena di grandi magazzini inglesi: la prospettiva di dover assistere nel prossimo consiglio d'amministrazione ad una donna che dibatteva sulla grandezza delle coppe dei reggiseni avrebbe potuto rallegrare qualche azionista. Non però il presidente dell'azienda, Sir Stuart Rose. Dopo una campagna della giovane britannica contro il sovraprezzo sui reggiseni a partire dalla coppa DD, - 2 sterline di più (2.20 euro) rispetto a quelli di taglia inferiore - la catena ha ammesso l'errore e si è scusata pubblicamente: da questo fine settimana i reggiseni per le donne ben dotate non subiranno più alcuna variazione di prezzo rispetto alle taglie più piccole.

LA POLEMICA - Il dibattito nel paese non si è tuttavia placato. Paladina dei diritti delle maggiorate è la 26enne Beckie Williams di Brighton, in Inghilterra. La ragazza, «scandalizzata» e «ferita nell'orgoglio» per l'aumento del prezzo dei reggiseni, ha lanciato su Facebook il gruppo «Bust 4 Justice», che tradotto in italiano sarebbe «seno per la giustizia», ed ha raccolto fino ad ora più di 14.500 adesioni. Anche i tabloid britannici hanno sposato la sua campagna, raccontando dei molti problemi da cui sono colpite le maggiorate. Beckie Williams, infatti, non si era limitata a protestare davanti al direttore della filiale: ha comprato una piccola quota di azioni di M&S. E 3,40 sterline sono bastate per permetterle di sedersi al prossimo consiglio di amministrazione previsto a luglio. Per tutte loro era «inaccettabile» e oltremodo «discriminatorio» che le donne con una taglia di reggiseno sopra la norma, dovessero pagare di più. E non è sembrata neppure convincente la giustificazione dei responsabili della catena, secondo i quali le taglie di reggiseni maggiori richiedono più lavoro specializzato. «Ad una semplice cliente non danno ascolto, ma ad un'azionista probabilmente sì», ha spiegato Williams. «Per pantaloni più grandi non si deve neanche pagare di più», i commenti più frequenti delle attiviste nei vari forum. «Perché veniamo condannate per una cosa che ci ha dato madre natura?», si chiede un'altra in un post su Facebook. Ciò che fin da subito è apparso come un punto a sfavore della catena Marks Spencer, potrebbe, tuttavia, rivelarsi come un vero successo pubblicitario. Come atto di scusa, una sorta di risarcimento, la catena ha infatti lanciato un'offerta speciale su tutte le coppe superiori alla DD presenti sugli scaffali.

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